Proverbi Napoletani – lettera L-M

Abbiamo  raccolto moltissimi  proverbi e detti napoletani. Qui te li proponiamo in dialetto con la traduzione.



Lettera L-M

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  • L’accasione è scala p’ ‘a forca.
L’occasione (di commettere un crimine) è scala per la forca.
  • L’Altissimo ‘e coppa ‘nce mànne ‘e ttempèste, l’altissimo ‘nterra se piglia chello ca resta e – tra ‘sti dùje altissimi – nuje sìmme ‘e futtutìsseme.
L’Altissimo di sopra ci manda le tempeste, l’altissimo in terra si prende quello che resta e – tra questi due altissimi – noi siamo i fottutissimi.
  • L’amico è comme ‘o ‘mbrello, quanno chiove nun ‘o truove maje.
L’amico è come l’ombrello, quando piove non lo trovi mai.
  • L’amico ‘e muntagna, chi ‘o perde ce guadagna.
L’amico di montagna, chi lo perde ci guadagna.

Non ci si rimette nulla, anzi, c’è tutto da guadagnare nel perdere un amico di non elevata condizione, di animo meschino, di angusto orizzonte spirituale e per ciò stesso micragnoso e del tutto incapace di generosità.
  • L’amico spisso è comm’o fungio, bello a magna’, ma difficile a digerì.
L’amico spesso è come il fungo, buono da mangiare, ma difficile da digerire.
  • L’amico vero nun dicette, ma facette.
L’amico vero non disse, ma fece.

Agisce, non parla.
  • L’ammore d’ ‘o lietto fa scurdà chello d’ ‘o pietto.
L’amore dei sensi fa dimenticare quello sentimentale..
  • L’ammore è comm’ ‘o ffuoco, guaje a chi ce pazzea.
L’amore è come il fuoco, guai a scherzarci.
  • L’ammore è fatto a coselle.
L’amore è fatto di piccole cose.

Tante piccole reciproche continue premure.
  • L’ammore e lu cetrulo vanno a pparo; Doce è la ponta ma lo culo è amaro.
L’amore ed il cetriolo si somigliano; dolce è l’inizio ma il fondo è amaro.
  • L’ammore è na brutta cosa, e la famma è na brutta bestia.
L’amore è una brutta cosa e la fame è una brutta bestia.

L’amore non ricambiato e la fame causano sofferenze terribili.
  • L’ammore è ‘nu piccerillo ca nun sape cuntare.
L’amore è un bambino che non sa contare.

L’amore è avventato.
  • L’ammore fa passà ‘o tiempo e ‘o tiempo fa passà l’ammore.
L’amore fa passare il tempo e il tempo fa passare l’amore.
  • L’ammore nu’ s’accatta e nu’ se venne.
L’amore non si compra e non si vende.
  • L’ammore nun va truvanno ricchezza.
L’amore non chiede ricchezza.
  • L’avvucato spoglia ‘e vive e ‘o schiattamuòrto ‘e muòrte.
L’avvocato spoglia i vivi e il becchino i morti.
  • L’ommo adda arapi’ ‘a porta cu ‘e piede.
L’uomo deve aprire la porta (di casa) con i piedi.

Le mani devono essere sempre ricolme di doni per la donna amata.
  • L’ommo p’ ‘a parola, e ‘o voje p’ ‘e corne.
L’uomo (si lega) con la parola e il bue per le corna.
  • L’ommo senza denare è ‘nu muòrto che cammina… 
L’uomo senza soldi è un morto che cammina…
  • L’ommo sàpio dòmena le stelle.
L’uomo saggio domina le stelle.
L’uomo saggio non si lascia schiacciare dalle avversità del destino; affrontandole con risolutezza può superarle.
  • L’uosse viecchie cunnisce au pignate (oppure acconze au brore)!
L’osso vecchio condisce la pignatta (oppure aggiusta il brodo)!
Le parole di un anziano hanno il gusto, la saggezza che dà ad esse l’esperienza.
  • L’ùmmele è comm’a ‘na palla ‘e gomma: chiù ‘a sbatte ‘nterra e chiù zompa ‘ncielo!
umile è come una palla di gomma: più la sbatti a terra e più salta in cielo!

Ci sono persone così remissive ed umili che tanto più si umiliano quanto più vengono mortificate.
  • La faccia tosta è na massaria.
La faccia tosta è (vale) una masseria.’

La faccia tosta rende molto.
  • La femmena è na carne, che te vene nsavuorio, e se desprezza, si la sauza nun ha de la bellezza.
La donna è una carne che ti viene a fastidio, e si disprezza, se la salsa non ha della bellezza.
  • La femmena tene li 7 spirete comm’a la gatta.
La donna ha i sette spiriti come la gatta.
  • Lassa ca ‘o bastimiento va ‘nfunno, abbasta ca mòreno ‘e zzòccole.
Lascia (pure) che la nave vada a fondo, basta che (purché) muoiano i ratti.

“Mi spezzo ma non mi piego”: una volontà decisa a conseguire un obiettivo con inflessibile risolutezza, costi quel che costi.
  • Lassa correre ‘o munno comme va.
Lascia correre il mondo così come va. Lascia che il mondo vada per il suo verso.
  • Li denare acquistate co lo nfi nfi ri nfà, se ne vanno co lo nfi nfi ri nfi.
Il denaro guadagnato con facilità o in modo disonesto, viene sperperato velocemente.
  • Li male covernate li coverna Dio.
I mal governati li governa [Dio]

Per chi vive nel disprezzo di qualsiasi principio etico ci pensa Dio.
  • Liberté, égalité, fraternité: piglia ‘o tuio e dallo a mme! / spugliàteve vuie e vestìteme a mme!
Libertà, uguaglianza, fraternità: prendi il tuo e dallo a me! / – (variante) – / spogliatevi voi e vestite me!

[Le] alcinesche seduzioni […] della Dea Giustizia e della Dea Umanità.
  • Ll’avvocato fesso è cchillo ca va a leggere dint’ ‘a ‘o codice.
L’avvocato sciocco è quello che consulta il codice.
Non solo perché dovrebbe già conoscerlo a menadito, ma anche perché un avvocato davvero abile cerca innanzitutto una soluzione che eviti i tempi e i costi di un’azione legale.
  • Ll’èrva ca nu’ vvòglio a ll’uórto mio nàsce.
L’erba che non voglio cresce (proprio) nel mio orto.

Proprio a me capita quello che meno mi auguro.
  • Lo buono amico dura porzi’ dapo’ la morte.
Il buon amico dura perfino dopo la morte.
  • Lo cane arraggiato nce lassa lo pilo.
Il cane arrabbiato ci lascia il pelo.

Bisogna contenere l’ira, perché, accecati da essa, si rischia di dire o fare cose che potrebbero tornare a nostro danno.
  • Lo castigo a la moglie co’ la mazza se dà de la vammace.
La moglie si castiga con il bastone di ovatta.
  • Lo denaro de la capèra è denaro che sa de fèle.
Il denaro della pettinatrice (parrucchiera, acconciatrice a domicilio) è denaro che sa di fiele.

È infatti faticoso il continuo salire e scendere dalle abitazioni. Non facile e spesso spiacevole trattare clienti difficili, estremamente vanitose che, per minimi dettagli di cui non fossero soddisfatte, facevano piovere aspri rimproveri sull’acconciatrice, che disponeva però di un’efficace risorsa strategica per distrarre la cliente e renderla più malleabile: il pettegolezzo, di cui erano oggetto erano le cose confidate o apprese dalla cliente servita prima. Questo faceva della capera un’efficace mezzo di diffusione dei fatti del quartiere sui quali tutti finivano per essere informati ed aggiornati. Per questa ragione il termine capera è tuttora in uso, benché le acconciatrici a domicilio di un tempo non ci siano più, col significato di pettegola ed anche pettegolo se il cultore del pettegolezzo è un uomo.
  • Lo munno monna.
Il mondo spoglia.
  • Lo sopierchio rompe lo copierchio.
Il soverchio rompe il coperchio.

Il troppo fa danno.
  • Lo troppo scommerzare fa l’ommo tristo, e chino de malizia.
Il troppo commerciare rende l’uomo cattivo e pieno di malizia.
  • Lo viento non trase, addò non ne pò’ ascire; lo sospetto, addò trase, ‘na vota, non esce, cchiù; l’onore, da dove esce, na vota, non nce trase, cchiù.
Il vento non entra dove non può uscirne; il sospetto, dove entra una volta, non esce più; l’onore da dove esce una volta non (c’)entra più.
  • Lo voje chiamma cornuto a ll’aseno.
Il bue chiama cornuto l’asino.

Ognuno vede e critica nell’altro i difetti propri.

M

  • Maccarune, carne e vino a cannata, buon sango fanno pe’ tutta l’annata.
Maccheroni, carne e vino a garganelle, fanno buon sangue per tutto l’anno.
  • Male e bene a fine vene.
Male e bene terminano.

Non avvilirti, nessun male è eterno; non insuperbirti, nessun bene dura per sempre.
  • Mar’-Isso sposa ‘Mar’-essa e fanno ‘mar’-a-loro.
Povero lui sposa povera lei e fanno poveri loro.
  • Mmeglie a mmurì sazie, ca a ccampà riune.
Meglio morire sazio, che vivere digiuno.
  • [‘E] meglio amice so’ chill’ ‘e ‘rint’ ‘e sacche.
I migliori amici sono quelli di dentro le tasche.

I migliori amici sono i soldi.
  • Meglio auciello ‘e campagna ca de gajola.
Meglio uccello di campagna che di gabbia.

Meglio la libertà anche nell’insicurezza che senza libertà con il cibo sicuro.
  • Meglio ave’ a ‘cche fa cu’ ‘nu male pavatore ca cu ‘cchi nun capisce.
Meglio aver a che fare con un cattivo pagatore che con chi non capisce.

La stupidità supera qualsiasi difetto ed è sempre temibile perché non si può mai prevedere ciò che potrebbe mettere in atto.
  • Meglio è marito purciello [var: sporcillo, sporcello] c’ammico ‘mperatore.
È meglio un marito male in arnese che un amico imperatore.

Neppure l’amicizia di un imperatore può valere quanto un legame familiare.
  • Meglio è sentì rummore ‘e catene ca rummore ‘e campane.
Meglio sentire rumore di catene che rumore di campane.


Meglio il carcere che il matrimonio.
  • Meglio nu ciuccio vivo, ca nu duttore muorto.
Meglio un asino vivo, che un dottore morto.

Si diceva di studenti che per l’eccessivo impegno impallidivano e deperivano.
  • Meglio scommunecato ca commenecato de pressa.
Meglio scommunicato ca communicato ‘e pressa.: meglio scomunicato che comunicato in fretta.

Meglio scomunicati, ma vivi, che ricevere l’Eucaristia, il viatico in punto di morte. Meglio subire un danno morale che uno fisico.
  • Meglio sulo, che male accompagnato.
Meglio solo che in cattiva compagnia.
  • Mercante è chi perde e mercante e chi guadagna.
Buon mercante è anche chi con coraggio affronta un rischio benché l’esito non sia stato favorevole.
  • Mercante e puorce apprezzale muorte o a puorto.
Mercanti e maiali apprezzali morti.

I primi per la ricchezza che lasciano, i secondi per le carni.
  • Mercante falluto è miezo arreccuto.
Mercante fallito è mezzo arricchito.

Può accadere che il fallimento di un’attività procuri vantaggi allo stesso fallito.
  • Mercante falluto n’abbada a nteresse.
Mercante fallito non bada ad interesse.

Non si fa troppi scrupoli sui mezzi da impiegare per salvarsi.
  • Mpàrate a parlà e nun a faticà!
Impara a parlare e non a lavorare

Il ciarlatano abile a spacciare le sue ciurmerie lucra senza fatica molto più di chi lavora duramente.
  • Muonece, prievete e pisce ‘e funno, magnano, beveno e fottono ‘o munno.
Monaci, preti e pesci di fondale, mangiano, bevono e fregano il mondo.
  • Musso ‘e purciello, spalle d’aseniello, aurecchie ‘e mercante. oppure Musso ‘e porciello, spalle d’aseniello, e recchie ‘e mercante.
Muso del maiale, spalla dell’asino, orecchie di mercante.

Tre cose ugualmente dure ed insensibili.

fonte: it.wikiquote.org

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