Detti italiani popolari

Una raccolta di detti antichi, detti popolari e modi di dire italiani



A buon intenditor, poche parole.

A carnevale ogni scherzo vale.

A casa sua ognuno è re.

A caval donato non si guarda in bocca.

Acqua di giugno rovina il mugnaio.

Acqua passata non macina più.

A far la barba si sta bene un giorno, a prender moglie si sta bene un mese, ad ammazzare il maiale si sta bene un anno.

A lavar la testa all’asino ci rimetti il ranno e il sapone.

A lingua doppia non s’ha da credere.

Al cuor non si comanda.

Al villano se gli dai un dito si prende tutta la mano.

A mali estremi estremi rimedi.

Ambasciator non porta pena.

A Natale con i tuoi, a Pasqua con chi vuoi.

Anno bisesto anno funesto.

Anno nuovo, vita nuova.

A ogni santo la sua festa.

A pagare e a morire c’è sempre tempo.

A pensar male c’è sempre tempo.

Aprile dolce dormire.

Arriva marzo pazzerello: esce il sole e prendi l’ombrello!

A San Martino ogni mosto si fa vino.

Bacco, Tabacco e Venere, riducon l’uomo in cenere.

Batti il ferro finché è caldo.

Buon sangue non mente.

Campa cavallo che l’erba cresce.

Can che abbaia non morde.

Carta canta e villano dorme.

Chi ben comincia è alla metà dell’opera.

Chi dice donna, dice danno.

Chi di spada ferisce, di spada perisce.

Chi di speranza campa, disperato muore.

Chi disprezza, compra.

Chi dorme non piglia pesci.

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

Chi ha tempo non aspetti tempo.

Chi la dura, la vince.

Chi la fa l’aspetti.

Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova.

Chi nasce dalla gatta piglia i topi.

Chi nasce tondo non può morir quadrato.

Chi non intende la propria scrittura è un asino di natura.

Chi non muore si rivede.

Chi non risica non rosica.

Chi non sa fare, non sa comandare.

Chi parla poco, dice tanto.

Chiodo scaccia chiodo.

Chi rompe paga e i cocci sono i suoi.

Chi ruba poco va in galera, chi ruba tanto fa carriera.

Chi sa fa e chi non sa insegna.

Chi semina vento raccoglie tempesta.

Chi si contenta gode.

Chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni.

Chi si loda si sbroda.

Chi si somiglia, si piglia.

Chi t’accarezza più dell’usato, o t’inganna o ti ha già ingannato.

Chi tace acconsente.

Chi tardi arriva, male alloggia.

Chi troppo la tira la spezza.

Chi troppo vuole, nulla stringe.

Chi va con lo zoppo impara a zoppicare.

Chi va piano va sano e va lontano.

Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle.

Col fuoco, con la donna e con il mare, c’è poco da scherzare.

Con i se e con i ma la storia non si fa.

Con le buone maniere si ottiene tutto.

Cresci figli e cresci porci.

Cuor contento il ciel l’aiuta.

Da cosa nasce cosa.

Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io.

D’aprile ogni gocciola un barile.

D’aprile non ti scoprire.

Del senno di poi, sono piene le fosse.

Di buone intenzioni è lastricato l’inferno.

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.

Dio, se chiude una porta, apre un portone.

Donna al volante, pericolo costante.

Dove c’è gusto, non c’è perdenza.

È meglio ricordare due volte, che dimenticar una.

Errare è umano, perseverare è diabolico.

Fa’ il bene e scordati, fa’ il male e pensaci.

Fidarsi è bene non fidarsi è meglio.

Finché c’è vita, c’è speranza.

Fra i due litiganti il terzo gode.

Gallina che canta ha fatto l’uovo.

Gallina che non becca ha già beccato.

Gallina vecchia fa buon brodo.

Gente allegra, il ciel l’aiuta.

Gira gira, la freccia cade addosso a chi la tira.

Giugno ventoso, porta presto il grano sull’aia.

Gobba a ponente luna crescente, gobba a levante luna calante.

I fatti della pentola li sa il coperchio.

Il buon giorno si vede dal mattino.

Il cane morde lo straccione.

Il contadino ha scarpe grosse e cervello fino.

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Il mattino ha l’oro in bocca.

Il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e c’è chi sale.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Il peggior sordo è quello che non vuole sentire.

Il ricordarsi del male raddoppia il bene.

Il riso abbonda sulla bocca degli stolti.

Il sazio non crede all’affamato.

Il silenzio è d’oro.

Il troppo stroppia.

Impara l’arte e mettila da parte.

In amore e in guerra tutto è lecito.

In casa del diavolo non parlar di acqua santa.

In giugno, in bene o in male, c’è sempre un temporale.

I panni sporchi si lavano in famiglia.

I pifferi di montagna andarono per suonar e furono suonati.

L’abito non fa il monaco.

La bugia ha le gambe corte.

La donna ne sa più del diavolo.

La farina del diavolo va tutta in crusca.

La fretta è cattiva consigliera.

La gatta frettolosa fece i mici ciechi.

La goccia scava la pietra.

La legge non ammette ignoranza.

La lingua batte dove il dente duole.

La miglior vendetta è il perdono.

L’amore e la tosse non si possono nascondere.

La necessità aguzza l’ingegno.

La notte porta consiglio.

La parola è d’argento, il silenzio è d’oro.

La pazienza se a piedi partirà in carrozza tornerà.

L’apparenza inganna.

L’appetito vien mangiando.

La speranza è l’ultima a morire.

La superbia andò a cavallo e tornò a piedi.

L’avarizia tesoreggiando impoverisce.

La volpe che non arriva all’uva dice che è acerba.

L’erba cattiva non muore mai.

L’erba del vicino è sempre più verde.

L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re.

L’occasione fa l’uomo ladro.

L’occhio del padrone ingrassa il cavallo.

L’occhio è lo specchio dell’anima.

Lontano dagli occhi lontano dal cuore.

L’ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza.

L’ozio è il padre dei vizi.

Mal comune, mezzo gaudio.

Meglio tardi che mai.

Meglio un asino vivo che un dottore morto.

Meglio soli che male accompagnati.

Morto un Papa se ne fa un altro.

Ne ammazza più la parola che la spada.

Né di Venere (venerdì) né di Marte (Martedì), non si sposa, non si parte, né si dà principio all’arte.

Nella botte piccola c’è il vino buono.

Non c’è due senza tre.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Non dire quattro se non l’hai nel sacco.

Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.

Non è ricco chi possiede ma chi meno ha bisogno.

Non è tutt’oro quello che riluce.

Non parlar di corda in casa dell’impiccato.

Non puoi avere botte piena e moglie ubriaca.

Non tutti i mali vengono per nuocere.

Occhio per occhio, dente per dente.

Occhio non vede, cuore non duole.

Ogni lasciata è persa.

Ogni medaglia ha il suo rovescio.

Ogni promessa è debito.

Ognuno è fabbro della sua fortuna.

Paese che vai usanza che trovi.

Passato il Santo, passata la festa.

Patti chiari, amicizia lunga.

Più scuro di mezzanotte non può fare.

Primo d’agosto, capo d’inverno.

Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima.

Quando il gatto non c’è i topi ballano.

Quando la nave affonda, i topi scappano.

Quando la pera è matura, cade da sola.

Quando sono troppi i galli a cantare, non si fa mai giorno.

Ride bene chi ride ultimo.

Rispetta il cane per il padrone.

Rosso di sera bel tempo si spera.

Sacco vuoto non sta in piedi.

Sbagliando s’impara.

Se a febbraio vedi gli uccelli grassi, aspettati un freddo che spacca i sassi.


Se ai sessanta sei vicino, lascia le donne e scegli il vino.

Se dai a un uomo un pesce lo nutri per un giorno, se gli insegni a pescare lo nutri per il resto dei suoi giorni.

Se cucini con calma, il gusto ci guadagna.

Se non è zuppa è pan bagnato.

Se son rose fioriranno, se son spine pungeranno.

Senza soldi non si cantano messe.

Si dice il peccato, non il peccatore.

Sposa bagnata, sposa fortunata.

Tanto la va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Tra moglie e marito non mettere il dito.

Uccello in gabbia non canta per amor, canta per rabbia.

Una mamma cresce 100 figli. 100 figli non crescono una mamma.

Una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso.

Una mela al giorno leva il medico di torno.

Una rondine non fa primavera.

Un bel gioco dura poco.

Un padre per cento figli c’è, cento figli per un padre no.

Uomo avvisato, mezzo salvato.

Va con chi è meglio di te e pagagli le spese.

Vede più una buona madre con un occhio, che il padre con dieci.

Voce di popolo, voce di Dio.

Volto di miele, bocca di fiele.

Zotici e villani discuton con le mani.





0 0 votes
Article Rating
Condividi
,
Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments