Proverbi Napoletani – lettera T

Abbiamo  raccolto moltissimi  proverbi e detti napoletani. Qui te li proponiamo in dialetto con la traduzione.



Lettera T

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  • T’aggia’mpara’ e t’aggia perdere.
Ti devo insegnare e poi ti devo perdere.

Il destino del maestro è di perdere il discepolo al quale non ha più nulla da insegnare, perché quello è anche il momento di recidere il legame fusionale che li univa affinché chi ha appreso continui da solo lungo la sua strada.
  • Tale ‘a vite, tale ‘a magliole; comm’è ‘a mamme, vène ‘a figliole.
Tale la vite, tale il tralcio; come è la madre viene la figlia.
  • Tanta vote va la langella dinto a lo puzzo, nzi cance resta la maneca.
Tante volte va la brocca al fondo del pozzo, finché ci resta il manico.
Tante volte si sfida il pericolo sin che s’incoglie in esso.
  • Tanto lampa, affì che trona; tanto trona, affì che chiove; tanto chiove, affì che schiove.
Tanto lampeggia, finché tuona; tanto tuona, finché piove; tanto piove, finché spiove.

Tutte le cose passano e si concludono dopo aver seguito il loro corso.
  • Tiene famme? E datte a morze ‘e mmane! Tiene sete? E datte a morze ‘e ddete!
Hai fame? E prendi a morsi le mani! Hai sete? E prendi a morsi le dita!

Quando i bisogni fondamentali non possono essere soddisfatti, bisogna sapersi adattare a mezzi di fortuna.
  • Tu haie da pavà’ ‘o cienzo a’ morte p”a casa d”o cuorpo.
Tu devi pagare il tributo alla morte per la casa del corpo.
  • Tre centenara so’ stimate: 100 miglia lontano, da pariente; 100 anne de salute; 100 mila docate.
Tre centinaia sono stimate: cento miglia lontano da parenti, cento anni di salute, centomila ducati
  • Tre cose abbesogna sbriga’, subbeto: fiche ammature, pesce muorto; e zetella da marito.
Tre cose bisogna sbrigare subito: fichi maturi, pesce morto e giovane donna in età da marito.
  • Tre cose, chi n’ave assaje, ne fa scafaccio: de denare, sanitate, libertate.
Tre cose disprezza chi ne ha molte: (di) denaro, salute, libertà.
  • Tre cose conzùmano ogni luoco: fuoco, juoco, cuoco.
Tre cose consumano (portano alla rovina) ogni luogo: fuoco (un incendio), (il vizio del) gioco, il cuoco (la gola).
  • Tre cose de n’a bella monaca: paraviso dell’uocchie, purgatorio della vorza, ‘nfiérno dell’anima.
Tre cose (sono proprie) di una bella monaca: (essere) per gli occhi un paradiso, per la borsa un purgatorio, un inferno per l’anima.
  • Tre cose màncano e tre crèscono a li viecchie. Manca la forza; e cresce la volontà. Manca l’appetito; e cresce la sete. Manca cipriano; e cresce la guàllara.
Tre cose mancano e tre crescono agli anziani. Manca la forza e cresce la volontà. Manca l’appetito e cresce la sete. Manca il… “desiderio” e cresce (in sua vece) l’ernia.
  • Tre cose non devono mancare a Napole: farina, feste e forca.
Tre cose non devono mancare a Napoli: farina, feste e forca.
  • Tre cose nun s’annascónneno: ommo muorto, varca rotta e femmena prena.
Tre cose non si nascondono: uomo morto, barca rotta e donna incinta.
  • Tre cose stanno male a lo munno: auciello ‘mmano a nu piccerillo, fiasco ‘mmano a nu tudisco, zita giovane ‘mmano a nu viecchio.
Tre cose stanno male al mondo: uccello nelle mani di un bambino, fiasco nelle mani di un tedesco, giovane ragazza nelle mani di un anziano.
  • Tre P. so’ patrone de lo munno: pazze, presentose, pressarule.
Tre P. sono padrone del mondo: pazzi, presuntuosi, frettolosi.
  • Tre so’ frate carnale: avessevorriamacaro.
Tre sono fratelli di sangue: “avessi”, “vorrei”, “magari”.
  • Tre so li lenguagge de li muonace: damme famme e vamme.
Tre sono i linguaggi dei monaci: “dammi”; “fammi”; e “vammi”.
  • Tre songo ‘e putiente: ‘o rre, ‘o papa e chi nun tene niente!
Tre sono i potenti: il re, il papa e chi non possiede niente!
  • Tre songo le principie naturale: materia, forma e privazione.
Tre sono i pricipi naturali: materia, forma e Privazione.
  • Tre songo le sciorte de l’animale: vegetativo, sensetivo e ‘ntellettivo.
Tre sono i tipi d’animale: vegetativo, sensitivo e intellettivo.
  • Tre bote tre unnece cose fanno bella na femmena: azzoè tre cose longhe e tre corte, tre larghe, tre strette e tre grosse; tre sottile, tre retonne e tre piccole; tre bianche, tre rosse e tre negre: se lo bolite sapere, leìte la fràveca de lo munno…
Tre volte tre undici cose fanno bella una donna: cioè tre cose lunghe e tre corte, tre larghe, tre strette e tre grosse; tre sottili, tre rotonde e tre piccole; tre bianche, tre rosse e tre nere: se volete saperle, andate a leggere la “Fabbrica del mondo…”

Tre cose lunghe: il collo, il busto e le mani. Tre cose corte: il naso, la lingua e il mento. Tre cose larghe: la fronte, il petto e i fianchi. Tre cose strette: la scriminatura dei capelli, le narici e la vita. Tre cose grosse: le braccia, le cosce e le gambe. Tre cose sottili: le dita, i polsi e le caviglie. Tre cose rotonde: gli occhi, il seno e il bacino. Tre cose piccole: la bocca, le orecchie e i piedi. Tre cose bianche: i denti, le unghie e la carnagione. Tre cose rosse: le labbra, le gote e i lobi delle orecchie. Tre cose nere: i capelli, le ciglia e le sopracciglia.
  • Tutta la ruggia ne porta la mola.
La mola porta via tutta la ruggine.

Col tempo e la disciplina tutto si corregge.
  • Tutte diceno ca l’ammore è amaro, ma ognuno vo’ pruva’ se po’ è overo.
Tutti dicono che l’amore è amaro, ma ognuno vuole provare se poi è vero.
  • Tutto po succedere a lo munno fora che l’ommo prieno.
Tutto può succedere al mondo tranne che l’uomo gravido.

Nulla pare impossibile a chi ha lunga esperienza del mondo perché da essa ha imparato che di nulla ci si deve meravigliare, di nulla sorprendere.
  • Tutto ‘o lassato è perduto.
Tutto il lasciato è perso.

Bisogna sempre accettare e godere ciò che di buono può offrire la vita, perché ciò che ci si è perso è perso per sempre.

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