Proverbi Napoletani – lettera U-V-Z

Abbiamo  raccolto moltissimi  proverbi e detti napoletani. Qui te li proponiamo in dialetto con la traduzione.



Lettera U-V-Z

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  • U perucchio ca care rént’â farina, aroppo dice ch’è addiventéto farinaro
Il pidocchio che cade nella farina, poi, dice ch’è diventato mugnaio

Si dice di chi è salito in superbia.
  • Una ce ne steva bona, e ‘a facettero Maronna.
C’era una sola donna buona e la fecero Madonna.
  • Una cosa ‘nce vo’ p’essere ricco: o ‘a nàsceta, o ‘o pàsceto o ‘na bbona ‘ncurniciatura.
Una cosa ci vuole per essere ricco: o la nascita, o la crescita o una buona incorniciatura.

Una cosa, anzi tre. 1) La più semplice: nascere ricchi, 2) La più complicata: crescere lavorando duramente, 3) La più agevole: avvalersi, con superiore distacco per l’inevitabile danno alla propria reputazione, della collaborazione di una moglie ricca di belle doti, comprensiva, lungimirante, spregiudicata e disinvolta quanto basta per sacrificarsi… con encomiabile abnegazione all’accrescimento delle fortune familiari.
  • Una lanterna è chella ca fa luce.
Una sola lanterna è quella che fa luce.

Dio è la sola luce che rischiara il difficile e spesso oscuro cammino della vita.
  • Uócchio ca nu’ vvére, còre ca ‘nu ddesìdera.
Occhio che non vede, cuore che non desidera.
  • Uocchio vasce e core cuntrito, ‘a bizzoca vo’ o marito.
Occhio (sguardo) basso e cuore contrito, la bigotta vuole il marito.
  • Uómmene gruosse, «bubbelis est»
Uomini grandi, «bubbelis est»

Le persone di costituzione alta e massiccia sono, in genere, impacciate.

V

  • Va’ chiano, ca vaco ‘e pressa – dicette munzignore a ‘o cucchiere.
Va’ piano perché vado di fretta – disse monsignore al cocchiere.

Chi va piano va sano e va lontano.
  • Vale tanto n’acqua de Maggio e d’Abrile, quanto vale no carro d’oro e chi lo tira
Vale tanto una pioggia di Maggio e di Arile, quanto un carro d’oro e chi lo tira.

Perché il raccolto sarà abbondante.
  • Varva bona ‘nzaponata, è meza fatta.
La barba ben insaponata è già per metà rasata.

Un progetto che sin dal principio è preparato e avviato con la più grande cura è già per metà riuscito.
  • Vene cchiù ad un’ora, che ‘n ciento anne.
variante
  • Vene cchiù ‘ntra n’ora, che’n cient’anne.
Possono accadere più cose in un’ora che in cento anni.
  • Ventre chino canta, no cammisa janca! o Ventre chino canta | e non cammisa ianca.
Ventre pieno canta, non la camicia bianca!
  • Vérola, vìrela e ffùie.
La vedova, guardala e scappa.
  • Vicino mio, specchiàle mio!
Vicino mio, specchio mio!

Come uno specchio il vicino è il nostro costante termine di confronto.

Antico proverbio di Sorrento.
  • Vide ‘e cammena’ deritto dicette ‘o rancio ‘a figlia.
Vedi (cerca) di camminare diritto disse il granchio alla figlia.

Da che pulpito viene la predica…
  • Vieste ceccone, ca pare Barone.
L’abito fa il monaco: vesti bene un villano e sembrerà un gran signore.
  • Vide Napole, e po muore.
Vedi Napoli, e poi muori.

Non si può prendere congedo dalla vita senza aver visto Napoli.
  • Vieste ceccone, ca pare Barone.
L’abito fa il monaco: vesti bene un villano e sembrerà un gran signore.
  • Vino e maccarune songo a cura pe’ permune.
Vino e maccheroni sono la cura per i polmoni.
  • Vótta chiéna, tiéne ‘mmàno.
A botte piena, risparmia.

Quando c’è disponibilità economica è il momento di risparmiare.
  • Vuoje spellate maje tirano carre.
Buoi spellati non possono tirare carri.

Z

  • Zappa ‘e femmena e surco ‘e vacca, pòvera chella terra ca l’angappa.
Zappa in mano ad una donna e solco tracciato da vacca, povero quel terreno che ci capita.
  • Zite e murticielle va truvanno ‘o parrucchiano ‘e Sant’Aniello.
Matrimoni e funerali trova (come pretesto) il parroco di Sant’Aniello.

C’è chi coglie ogni occasione, lieta o triste è per andare in casa degli altri.
  • Zuoccole, e cappiello, e casa a Sant’Aniello.
Zoccoli e cappello, e casa a Sant’Aniello.

Vivi modestamente, risparmia anche sugli abiti, ma prendi casa in un luogo salubre come S. Aniello.

Prenditi cura della salute innanzitutto.

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