Proverbi Napoletani – lettera F-G-H-I-J

Abbiamo  raccolto moltissimi  proverbi e detti napoletani. Qui te li proponiamo in dialetto con la traduzione.



Lettera F-G-H-I-J

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  • Fa bene e scordate; fa male e pènzace.
Fa’ il bene e dimenticatene, fa’ il male e pensaci (riflettici pen non rifarlo).
  • Fatìco, fatìco ma sempe scàveza vàco! – dicette a gallina.
Lavoro, lavoro, ma sempre scalza vado! – disse la gallina.

Riferito a chi lavora duramente senza goderne il frutto.
  • Fatte ‘na bbona annummenata e po’ va’scassanno chiesie.
Fatti un buon nome e poi vai pure a depredare le chiese.

Al riparo di una solida reputazione — garanzia d’insospettabilità — se ne possono combinare a man salva di tutti i colori.
  • Fatte ‘nu buono muorzo quanno può, ca ‘o mmalamente nun te mancarrà.
Mangia (fatti) un buon boccone (morso) quando puoi, che il cattivo non ti mancherà.

Cogli senza esitare le buone occasioni perché, al contrario dalle cattive, sono rare.
  • Femmena aggraziata vole essere pregata.
Una donna graziosa desidera essere corteggiata.
  • Femmene ‘e chiesa, diavule ‘e casa.
Donne di chiesa, diavole a casa.
  • Femmene e denare hanno ‘a passà’ pe’ una mano.
Donne e soldi devono passare per una sola mano.

Non devono essere condivisi con nessuno.
  • Femmene e denare so’ ‘e cose chiù care.
Donne e soldi sono le cose più care.
  • Fernute ‘e suone, fernesce ‘o ballo; e, senza denare, l’ommo nun canta.
Finiti i suoni, finisce il ballo; e, senza soldi, l’uomo non canta.

Così come non si può ballare se non c’è musica, senza soldi l’uomo non può essere contento.
  • Foemina nulla bona, sed si bona est, pìgliala e vóttala p’a fenesta.
Nessuna donna è buona, ma, se (pure) lo fosse, prendila e buttala dalla finestra.’

Scetticismo sistematico, dubbio iperbolico applicato alla bontà delle donne.
  • Ffamme a piezze a piezze, ma jettàmme mmiezze ai parente meie
Tagliami a pezzi a pezzi, ma gettami tra i parenti miei!
  • Friddo e famme svacantano ‘e lupare.
Freddo e fame svuotano le tane dei lupi.

La fame costringe ad agire.
  • Fu ssempre laudato assaie chiù no gnorante de la pratteca de uommene vertulose che n’ommo sapio de la scommerzione de gente da poco.
Fu sempre lodato molto di più un ignorante perché pratica uomini virtuosi che un uomo saggio per la familiarità con gente da poco.

Il primo può ottenere agi e grandezza, l’altro perdere ricchezza e onore.

G

  • Giesucristo fa ‘a cafettera e po’ dice: «Tròvate ‘o cupierchio.»
Gesù Cristo fa la caffettiera e poi dice: «Trovati il coperchio.»

Così ci si riferisce a due persone dal carattere (specialmente se negativo) affine.
  • Gioacchino mettette ‘a legge e Gioacchino fuie ‘mpiso.
Gioacchino fece la legge e Gioacchino fu impiccato.

Le azioni ricadono su chi le compie.

Patere quam ipse fecisti legem. (Subisci la legge che tu stesso hai fatta). (Proverbi latini)

Chi è causa del suo mal pianga se stesso. (Proverbi popolari italiani)
  • Guaie e maccarune se magnane caure.
Guai e maccheroni si mangiano caldi.

A nulla serve rammaricarsi; meglio porre prontamente rimedio.
  • Guaje quant’a l’arena ma morte maje!
Guai quanto i granelli di sabbia della spiaggia ma morte mai!
  • Guallere e denare niscuno sape si ne tene.
Ernie e soldi, nessuno sa chi ce l’ha.
  • Guarda ‘e nun ‘nciampà ‘nnanza porta da casa toja.
Vedi di non inciampare sulla soglia di casa tua.

Prima di criticare gli altri considera che nemmeno tu sei perfetto.
  • Guardate da cavallo de na stalla.
Guardati da cavallo di una stalla (potrebbe più facilmente sferrare un calcio)

Guardati dai superbi.

H

  • Ha cchiù raggione chillo ch’accìde ca chillo ch’è acciso!
Ha più ragione chi uccide di chi viene ucciso!

Chi è vivo parla e agisce e può quindi, da solo o con l’aiuto di un difensore, far valere le sue ragioni più efficacemente di chi è morto.
  • Ha fatto ‘a fine d”o tracco: tanti bbòtte e po’ dint’a’ munnézza!
Ha fatto la fine del mortaretto: tanti scoppi o poi nella spazzatura.

Sic transit gloria mundi: Grande pompa, splendore, arroganza, prepotenza quando era al culmine del potere, fine indecorosa ed oblio quando l’astro è tramontato.
  • Habere accanto mulièra bella, sine Cerere et Bacco frjiatélla!
Avere accanto una bella moglie senza Cerere (buon cibo) e Bacco (buon vino), friggitela! (te la puoi far fritta).

I

  • I figlie songhe piezze ‘i core.
I figli sono pezzi di cuore.
  • I ffémmene, une pe rregne!
Le donne, (dovrebbe nascerne) una sola per ogni regno!
  • I renare s’abbuschene cu’ ‘a spogne e se ne vanno cu ‘e cate.
I soldi si guadagnano con la spugna e se ne vanno (con i) a secchi.

I soldi guadagnano con fatica e vanno via a fiumi.
  • I’ so’ de poche parole: bufunchiaje ‘o pappavallo.
Io sono di poche parole: bofonchiò il pappagallo.

Riferito a chi parla troppo: in manifesta contraddizione con la sua loquacità, il pappagallo vanta una dote che è ben lontano dal possedere.
  • Iere facive ‘o guappo a mare e mo faje ‘o strunzo ‘int’ ‘a spasella.
Ieri facevi lo smargiasso a mare ed ora stai rigido e immobile nel cestino.

Il pesce, tanto audace nel suo elemento, finisce miseramente nel cesto del pescivendolo. Così certi vanagloriosi che, messi alla prova, dimostrano tutta la loro inconsistenza.
  • Ietteche e pazze veneno d’ ‘a razza.
Tisi e follia vengono dalla razza (sono ereditari).
  • Int’â vocca chiusa nun tràseno mosche.
Nella bocca chiusa non entrano mosche.

È meglio tacere che dire sciocchezze.
  • Io me sparagno a muglierema e l’ate s’ ‘a fottono.
Io risparmio mia moglie e altri se la godono.

Io faccio sacrifici, mi impongo privazioni ed altri ne godono indebitamente i frutti.

J

  • Jastemma senza colpa, addo’ jèsce, lla se cócca
Imprecazione ingiusta, dove esce, là si corica.

Ricade su chi ne è l’autore.
  • Jennaro sicco, massaro ricco.
Gennaio secco fattore ricco.
  • Jova sempre l’essere cortese.
Giova sempre l’essere cortese.
  • Juogo de matremmonio nun se po’ tirare si le vuoje nun so’ pari.
Il giogo del matrimonio non si può tirare (sopportare) se i buoi non sono (avanzano) pari.

fonte: it.wikiquote.org


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